Cos’è l’Hatha Yoga?

La parola sanscrita “hatha” può essere tradotta in due modi diversi: “ostinato” o “energico”, come il percorso attivo dello Yoga, o come “sole” (ha) e “luna” (tha), come lo Yoga di equilibrio. Ha si riferisce infatti all’energia maschile del sole, Surya, che scorre nel canale energetico destro del nostro corpo, detto Pingala, mentre Tha ne rappresenta la controparte femminile e lunare, Chandra, presente nel canale energetico di sinistra, Ida. 

Nel suo insieme, l’Hatha Yoga può essere descritto come un insieme di pratiche volontarie e attive che mirano a raggiungere l’armonia e l’equilibrio nella mente, nel corpo e nello spirito. Questo approccio allo Yoga è spesso chiamato “il percorso dell’esperienza” e include la pratica di posture fisiche e tecniche di respirazione.

Storia dell’Hatha Yoga

Nella storia dello Yoga, l’Hatha Yoga è una tecnica abbastanza recente che si è sviluppata quando i saggi yogi abbracciarono il corpo fisico come mezzo per raggiungere l’illuminazione e svilupparono le connessioni fisico-spirituali e le pratiche centrate sul corpo che portano all’Hatha Yoga. Ma l’Hatha Yoga si concentra unicamente sulla trasformazione del corpo fisico attraverso la purificazione e la coltivazione delle energie sottili del corpo. L’obiettivo finale della pratica consiste nel dirigere l’energia vitale nel canale centrale e attirarla verso il chakra della corona, il canale centrale dove avviene la loro unione e lungo il quale l’energia della Kundalini-Shakti può risalire è la cosiddetta Sushumna, Ricondurre in armonia queste due polarità, riequilibrare le opposte energie Ying e Yang che animano ogni cosa, trascendere la dualità è dunque parte dello scopo dell’Hatha yoga. Tutte le tecniche di questa forma di Yoga sono viste come passi preliminari per raggiungere gli stati più profondi di meditazione e illuminazione che si trovano nel percorso del Raja Yoga.

Il testo antico più antico e più utilizzato sulle pratiche fisiche dell’Hatha Yoga è l’Hatha Yoga Pradipika. Questo libro è stato composto nel XV secolo d.C. da Swami Swatamarama ed è derivato da testi sanscriti più antichi, dagli insegnamenti di insegnanti famosi e dalle esperienze yogiche di Swatamarama. L’obiettivo principale di questo testo è quello di illuminare le discipline fisiche e le pratiche dell’Hatha Yoga e integrarle con gli obiettivi spirituali più elevati del Raja Yoga.

Swatamarama inizia spiegando la relazione tra i due, informandoci che Hatha è una pratica preliminare per il Raja Yoga. Ci dice che ottenere autocontrollo e autodisciplina è molto più facile quando iniziamo con il corpo fisico ed energetico, rispetto a cercare di controllare direttamente la mente come nel Raja Yoga. Attraverso la padronanza del prana, o energia del corpo, possiamo poi facilmente padroneggiare il controllo della mente e ottenere successo con il Raja Yoga.

Molti altri testi importanti emersero dopo l’Hatha Yoga Pradipika. Questi testi sanscriti riaffermano, perfezionano e integrano le pratiche e le teorie dell’Hatha Yoga. Solo due di questi trattati classici sono sopravvissuti e possono essere letti oggi.

Gheranda Samhita
• Shiva Samhita
• Amaraughasasana
• Hatha Ratnavali
• Hathapradipika Siddhantamuktavali
• Jogapradipika

A cosa serve l’Hatha Yoga?

L’Hatha Yoga viene solitamente insegnato come un percorso attraverso le tecniche di pranayama, asana, kryia, meditazione progettate per allineare, purificare e calmare il corpo, la mente e lo spirito al fine di raggiungere stati più profondi di meditazione e realizzazione spirituale.

Per garantire l’equilibrio e l’armonia fra le polarità è necessario uno sforzo tanto fisico quanto mentale, che possa gradualmente condurre alla libertà. Da quanto detto fino a qui, emerge chiaramente che la pratica dell’Hatha Yoga apporta al praticante benefici sia a livello fisico sia a livello mentale.

Nel primo caso, il lavoro di allungamento muscolare, mobilizzazione articolare e ossigenazione dei tessuti aiuta a prevenire e curare le principali problematiche fisiche, fra cui mal di schiena, dolori cervicali o fastidi lombari, derivati da cattive attitudini posturali, da sedentarietà o mancata consapevolezza corporea. A livello più sottile, favorisce l’eliminazione di tossine, rallenta i processi di invecchiamento e migliora il funzionamento interno degli organi e dei diversi apparati del corpo.

L’attenzione alla respirazione comporta al tempo stesso riscontri sul piano fisico e su quello mentale: allevia i sintomi e la percezione dello stress, risulta efficace contro ansia, depressione e attacchi di panico e favorisce la gestione delle emozioni e una maggiore capacità di concentrazione.

In generale, favorisce il cambiamento di alcune abitudini e apporta effetti positivi al benessere e alla salute del sistema corpo-mente, qualunque siano l’età e la condizione fisica di partenza, e fornisce strumenti e tecniche grazie ai quali l’individuo sia in grado, attraverso la pratica e
l’esperienza, di modulare le energie e ritrovare il proprio equilibrio psico-fisico.

La pratica Hatha Yoga ai giorni nostri

Benché l’Hatha Yoga si possa considerare la radice di tutti gli stili di Yoga moderni, basati sull’esecuzione di asana sequenziate l’un l’altra, ai giorni nostri è facile che questa etichetta stia ad indicare una classe di Yoga con un ritmo più lento, meno fluido, poco “flow”, in cui le posizioni vengono mantenute per tempi prolungati, si presta molta attenzione alle tecniche di
respirazione e i praticanti, anche poco esperti, possono avvicinarsi gradualmente al lavoro fisico ed energetico che lo Yoga comporta.

A grandi linee, la struttura classica di una lezione di Hatha Yoga prevede:

  • un momento di raccoglimento iniziale;
  • un riscaldamento (es. alcuni cicli di Saluto al sole);
  • la pratica di asana vera e propria (generalmente l’ordine vuole posizioni in piedi, estensioni indietro, torsioni, piegamenti in avanti e inversioni);
  • un rilassamento finale e/o una parte di meditazione.

Per quante sfumature e differenti modalità di esecuzione si possano incontrare, la radice dello Yoga e il punto di origine a cui fare ritorno è sempre quello che conduce a un cammino di scoperta, di consapevolezza e di piena presenza.